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RITRATTO DI UNA MILONGUERA: VILMA HEREDIA

Vilma Heredia
Vilma Heredia

Abbiamo voluto dedicare questo numero di Tango In Roma allo stile “vecchio milonguero”, proponendo ai lettori interviste ad alcuni rappresentanti di questa categoria. I nostri corrispondenti da Buenos Aires hanno perciò intervistato Vilma Heredia, milonguera di quella generazione che ha imparato a ballare il tango semplicemente osservando gli altri, tra le più famose nella Capital Federal anche per il suo programma radio e per i premi che ogni anno attribuisce ai ballerini.
Quando hai iniziato a ballare il tango?
Iniziai quando avevo 12 anni. Mio fratello era milonguero e poeta, e praticava con me nel cortile di casa nostra i passi che lui e il suo amico Tavo inventavano. Mi “marcavano” e se io potevo seguirli voleva dire che le ragazze della milonga con cui loro ballavano di sicuro li avrebbero seguiti.
All’epoca le donne studiavano tango?

Io sono la minore di cinque fratelli. Le mie due sorelle maggiori andavano alla milonga e non ho mai sentito che andassero in alcuna scuola a studiare. A quell’epoca si imparava guardando. Si andava alla milonga e guardando quelli che sapevano ballare bene così si imparava. Oppure potevi imparare a casa con tuo padre o con qualche zio che ti faceva praticare. Continua la lettura di RITRATTO DI UNA MILONGUERA: VILMA HEREDIA

Intervista ad Héctor Ulises Passarella

 Héctor Ulises Passarella
Héctor Ulises Passarella

Come promesso, ecco a voi lettori di “Tango In Roma”, in esclusiva, l’intervista completa al grande maestro uruguayano di bandoneón Héctor Ulises Passarella, che ci permette di penetrare di più nel mondo di questo grande artista.

Già a undici anni suonava il bandoneón. Come nasce la sua passione e la voglia di imparare a suonare questo difficile strumento?
Mio padre era un innamorato del tango e del folklore uruguayano e argentino, possedeva un orecchio musicale assoluto e senza mai avere studiato poteva suonare sia il bandoneón sia la chitarra, e comporre testi e musica con una facilità paurosa… Io lo ascoltai suonare solo due o al massimo tre volte. Il suo gusto per il fraseggio e per il vibrato era impressionante… Nonostante il suo talento lui si prendeva in giro e diceva: “yo soy un gran “chambón” (pasticcione, n.d.r.), perciò non potrò mai insegnarti niente musicalmente, e quindi ti manderò da un gran maestro: Oscar Raùl Pacheco, lui sì che sa suonare!” Infatti, grazie alla sua umiltà, al suo coraggio di affrontare la realtà, oggi io sono bandoneonista. Ma la mia passione, nonostante a 11 anni già debuttassi come professionista nella orchestra tipica del mio primo maestro Pacheco, è arrivata a 12 ascoltando Anibal Troilo nel solo di “Danzarìn”. Feci subito un salto tanto grande dal punto di vista tecnico e musicale che il Maestro Pacheco, decidendo di ritirarsi dall’insegnamento del bandoneón nella scuola che aveva fondato, chiese a me di sostituirlo a soli 12 anni di età. Continua la lettura di Intervista ad Héctor Ulises Passarella

Sua Podesta’, Alberto

Alberto Podestá y Julio Dupláa
Alberto Podestá y Julio Dupláa

Il nostro corrispondente da Buenos Aires Julio Dupláa ha voluto rendere omaggio ad Alejandro Washington Alé, in arte Alberto Podestá, suo amico e cantor d’eccellenza, in occasione del suo 86esimo compleanno (festeggiato il 22 settembre scorso) con un’intervista, che vi proponiamo in attesa di rivederlo in concerto a Roma…

Hai iniziato a cantare a 15 anni. A quella età la voce di un ragazzo è ancora in evoluzione. Come hai capito che la tua voce era quella giusta e che cantare sarebbe diventato il tuo mestiere?

Io sono arrivato fino al sesto grado (l’equivalente della nostra I media, n.d.r.): con difficoltà, ma ci arrivai. Come molti ragazzi della mia epoca iniziai a cantare a scuola, e anche in un programma radio che faceva una maestra nel mio paese a San Juan. Il programma si chiamava “Rayito de Sol” (raggetto di sole, n.d.r.), ed era dedicato al pubblico infantile.
Ogni alunno doveva interpretare una canzone in voga, e siccome io ero ammiratore di Gardel cantavo pezzi del repertorio del Zorzal. Da lì viene il soprannome che mi davano da ragazzo: “Gardelito”. Continua la lettura di Sua Podesta’, Alberto