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ROMA ORQUESTA TANGO, FRA TRADIZIONE E FORMAZIONE

Roma Orchestra Tango
Roma Orchestra Tango

L’Orchestra Tango di Roma è un gruppo di 11 giovani musicisti che propone il recupero dei vari stili del tango attraverso un repertorio classico, che esegue in maniera istituzionale ed elegante. Nata ad aprile 2009, l’orchestra è anche una scuola- laboratorio di formazione sulla pratica del tango orchestrale, avvalendosi di affermati musicisti internazionali come maestri. L’orchestra ha da poco inciso il suo primo cd di tango classico “Pa’ que bailen los romanos”, parafrasando il famoso tango di Anibal Troilo, per omaggiare la nostra città. Chitarrista, cantante e direttrice

artistica del gruppo è l’argentina-romanizzata Claudia Salomone, a cui abbiamo rivolto qualche domanda per approfondire la conoscenza di questo ambizioso e inedito (nella realtà capitolina) progetto in occasione del concerto tenuto dall’orchestra alla Milonga della Stazione lo scorso 22 gennaio.

Come nasce il progetto della Orchestra Tango di Roma? Continua la lettura di ROMA ORQUESTA TANGO, FRA TRADIZIONE E FORMAZIONE

EL PIBE SARANDI’

El Pibe Sarandì
El Pibe Sarandì

Vi sarà spesso capitato di assistere ad esibizioni di tango in cui i ballerini compiono evoluzioni pirotecniche e spettacolari, con gambe che volano a destra, sinistra e fin sopra la testa. Stiamo parlando del cosiddetto tango de escenario, da spettacolo appunto. Vistoso, moderno, ma non certo il più “genuino”. Se invece vogliamo parlare di tango “originario” dobbiamo tornare a quello stile che i cosiddetti “vecchi milongueri” -ballerini che non hanno mai studiato in una scuola e hanno imparato a ballare esclusivamente in milonga, osservando la gente in pista- hanno diffuso in tutto il mondo e che continuano a praticare tutt’oggi, senza lasciarsi contaminare dalle mode.
A Buenos Aires ne abbiamo conosciuti alcuni, e anche a Roma abbiamo incontrato lo scorso ottobre uno dei rappresentanti di questa guardia vieja: Ricardo Maceiras, meglio noto come El Pibe Sarandì. Tra lezioni ed esibizioni (con la maestra italiana Cinzia Lombardi), abbiamo avuto modo di porgerli qualche domanda per approfondire la carriera e la vita di un personaggio semplice e simpatico, che sul tango ha molto da raccontare…
Partiamo dal soprannome: perché ti chiamano El Pibe Sarandì?
Questo soprannome viene dall’anno 1960. Allora avevo 18 anni, ed era molto atipico a Buenos Aires vedere una persona giovane ballare il tango -la donna più giovane in una milonga aveva 50 anni!- Quindi quando andavo in una milonga richiamava l’attenzione un ragazzo giovane in pista. La gente si chiedeva: “Chi è questo ragazzo?”, e rispondevano: “El Pibe Sarandì”. Pibe perché iniziai a ballare a 13 anni (da ragazzo), e Sarandì dal nome del quartiere dove sono nato. Da qui il mio soprannome.
Hai cominciato a ballare quando è iniziato il cosiddetto “tango muerto”: cosa ha comportato ballare il tango a quell’epoca, durante la dittatura? Continua la lettura di EL PIBE SARANDI’

Intervista ad Héctor Ulises Passarella

 Héctor Ulises Passarella
Héctor Ulises Passarella

Come promesso, ecco a voi lettori di “Tango In Roma”, in esclusiva, l’intervista completa al grande maestro uruguayano di bandoneón Héctor Ulises Passarella, che ci permette di penetrare di più nel mondo di questo grande artista.

Già a undici anni suonava il bandoneón. Come nasce la sua passione e la voglia di imparare a suonare questo difficile strumento?
Mio padre era un innamorato del tango e del folklore uruguayano e argentino, possedeva un orecchio musicale assoluto e senza mai avere studiato poteva suonare sia il bandoneón sia la chitarra, e comporre testi e musica con una facilità paurosa… Io lo ascoltai suonare solo due o al massimo tre volte. Il suo gusto per il fraseggio e per il vibrato era impressionante… Nonostante il suo talento lui si prendeva in giro e diceva: “yo soy un gran “chambón” (pasticcione, n.d.r.), perciò non potrò mai insegnarti niente musicalmente, e quindi ti manderò da un gran maestro: Oscar Raùl Pacheco, lui sì che sa suonare!” Infatti, grazie alla sua umiltà, al suo coraggio di affrontare la realtà, oggi io sono bandoneonista. Ma la mia passione, nonostante a 11 anni già debuttassi come professionista nella orchestra tipica del mio primo maestro Pacheco, è arrivata a 12 ascoltando Anibal Troilo nel solo di “Danzarìn”. Feci subito un salto tanto grande dal punto di vista tecnico e musicale che il Maestro Pacheco, decidendo di ritirarsi dall’insegnamento del bandoneón nella scuola che aveva fondato, chiese a me di sostituirlo a soli 12 anni di età. Continua la lettura di Intervista ad Héctor Ulises Passarella

Sua Podesta’, Alberto

Alberto Podestá y Julio Dupláa
Alberto Podestá y Julio Dupláa

Il nostro corrispondente da Buenos Aires Julio Dupláa ha voluto rendere omaggio ad Alejandro Washington Alé, in arte Alberto Podestá, suo amico e cantor d’eccellenza, in occasione del suo 86esimo compleanno (festeggiato il 22 settembre scorso) con un’intervista, che vi proponiamo in attesa di rivederlo in concerto a Roma…

Hai iniziato a cantare a 15 anni. A quella età la voce di un ragazzo è ancora in evoluzione. Come hai capito che la tua voce era quella giusta e che cantare sarebbe diventato il tuo mestiere?

Io sono arrivato fino al sesto grado (l’equivalente della nostra I media, n.d.r.): con difficoltà, ma ci arrivai. Come molti ragazzi della mia epoca iniziai a cantare a scuola, e anche in un programma radio che faceva una maestra nel mio paese a San Juan. Il programma si chiamava “Rayito de Sol” (raggetto di sole, n.d.r.), ed era dedicato al pubblico infantile.
Ogni alunno doveva interpretare una canzone in voga, e siccome io ero ammiratore di Gardel cantavo pezzi del repertorio del Zorzal. Da lì viene il soprannome che mi davano da ragazzo: “Gardelito”. Continua la lettura di Sua Podesta’, Alberto