Archivi tag: Pugliese

Tango Creación

Tango Creación
Michela Tintoni al violino, Francesca Perrotta al pianoforte e Massimo De Stephanis al contrabbasso ballerini Fabio Santarelli e Sara Poli.

Perle semi-nascoste incastonate in un gioiellino di teatro al centro di Roma. Può riassumersi così il concerto di tango andato in scena il 23 gennaio 2017 al Teatro San Genesio, in occasione della V edizione del Vitala Festival (eventi filantropici a sostegno di artisti in musica e arti visive) organizzato da Fabiana De Rose. Protagonista il trio Tango Creación – Michela Tintoni al violino, Francesca Perrotta al pianoforte e Massimo De Stephanis al contrabbasso -, accompagnato in questa quinta partecipazione al Festival dalla coppia di maestri ballerini Fabio Santarelli e Sara Poli. Continua la lettura di Tango Creación

“CHIACCHIERANDO CON…” Kledi Kadiu

Kledi Kadiu
Kledi Kadiu

a cura di Marcelo Alvarez

Kledi Kadiu, arrivato in Italia sotto una buona stella, imprenditore di se stesso, conduttore televisivo in un programma che si occupa esclusivamente di danza su RAI 5, direttore di una scuola di danza “La Kledi Academy” in via Castro dei Volsci 3 in zona Arco di Travertino, tra innumerevoli serate e ospitate televisive ha trovato il tempo di svolgere un ruolo da protagonista nello spettacolo “Contemporary Tango” tenutosi al teatro Vascello, dove danza sui classici di Pugliese e di Astor Piazzolla.
Quest’uomo ha fatto veramente la gavetta, ha lavorato nei migliori teatri come anche in teatri di secondo rilievo girando città italiane come Mantova, Rovereto e tante altre e non rinnega il suo passato di artista itinerante, con tutto ciò che questo comporta. Continua la lettura di “CHIACCHIERANDO CON…” Kledi Kadiu

Contemporary Tango

Contemporary Tango
Contemporary Tango

Rivisitazione firmata da Kledi di una serata in milonga in chiave moderna

L’essenza del tango contemporaneo rispecchia un po’ quella della società coeva: un pullulare caotico e spesso informe, schegge impazzite dai gesti codificati, schemi a cui conformarsi, omologazione. Come nella vita, questi atteggiamenti si riflettono anche in ciò che dovrebbe invece costituire svago e fuga dalla realtà quale la danza, nel nostro caso il tango. Una pièce che ha ben saputo rappresentare questo contesto Continua la lettura di Contemporary Tango

LIBERTAngo

Cesare deve morire
Cesare deve morire

“La mia libertà mi assolve se qualche volta la perdo, per cose della vita che non riesco a comprendere”. Nulla di più autentico se a pronunciare queste parole è un detenuto vero, prendendo a prestito il verso del tango più famoso di Astor Piazzolla, che infatti fa da sottofondo all’ultima scena della rappresentazione teatrale di Antonio Turco: “L’ultima canzone”, andata in scena al Teatro Golden il 6 maggio scorso. Scena che vede i detenuti della Compagnia Stabile Assai della Casa di Reclusione di Rebibbia (un ramo diverso rispetto a quello protagonista del film Orso d’oro a Berlino 2012 dei fratelli Taviani “Cesare deve morire”, da cui è “migrato” l’attore-detenuto Cosimo Rega cui è stata ridotta la pena) declamare a gran voce, ognuno nella propria lingua o dialetto di origine, la famosa letra di Horacio Ferrer, aggirandosi per il palco come farebbero durante l’ora d’aria. Detenuti veri che attraverso il tango parlano in un’ottica originale e insolita sì di carcere, ma anche di temi universali, e più precisamente attraverso la storia del protagonista Osvaldo Pugliese: maestro e amico di Piazzolla, incarcerato più volte perché ritenuto “pericoloso” per le sue idee moderne e anticonformiste, “la storia di un anarchico”, per dirla con l’autore, “per i temi rivoluzionari che proponeva con la sua musica”. Ed ecco quindi come un tema apparentemente distante dallo spettatore arriva ad abbracciare la totalità degli esseri umani, reclusi e non. Continua la lettura di LIBERTAngo

EL PIBE SARANDI’

El Pibe Sarandì
El Pibe Sarandì

Vi sarà spesso capitato di assistere ad esibizioni di tango in cui i ballerini compiono evoluzioni pirotecniche e spettacolari, con gambe che volano a destra, sinistra e fin sopra la testa. Stiamo parlando del cosiddetto tango de escenario, da spettacolo appunto. Vistoso, moderno, ma non certo il più “genuino”. Se invece vogliamo parlare di tango “originario” dobbiamo tornare a quello stile che i cosiddetti “vecchi milongueri” -ballerini che non hanno mai studiato in una scuola e hanno imparato a ballare esclusivamente in milonga, osservando la gente in pista- hanno diffuso in tutto il mondo e che continuano a praticare tutt’oggi, senza lasciarsi contaminare dalle mode.
A Buenos Aires ne abbiamo conosciuti alcuni, e anche a Roma abbiamo incontrato lo scorso ottobre uno dei rappresentanti di questa guardia vieja: Ricardo Maceiras, meglio noto come El Pibe Sarandì. Tra lezioni ed esibizioni (con la maestra italiana Cinzia Lombardi), abbiamo avuto modo di porgerli qualche domanda per approfondire la carriera e la vita di un personaggio semplice e simpatico, che sul tango ha molto da raccontare…
Partiamo dal soprannome: perché ti chiamano El Pibe Sarandì?
Questo soprannome viene dall’anno 1960. Allora avevo 18 anni, ed era molto atipico a Buenos Aires vedere una persona giovane ballare il tango -la donna più giovane in una milonga aveva 50 anni!- Quindi quando andavo in una milonga richiamava l’attenzione un ragazzo giovane in pista. La gente si chiedeva: “Chi è questo ragazzo?”, e rispondevano: “El Pibe Sarandì”. Pibe perché iniziai a ballare a 13 anni (da ragazzo), e Sarandì dal nome del quartiere dove sono nato. Da qui il mio soprannome.
Hai cominciato a ballare quando è iniziato il cosiddetto “tango muerto”: cosa ha comportato ballare il tango a quell’epoca, durante la dittatura? Continua la lettura di EL PIBE SARANDI’