EL PIBE SARANDI’

El Pibe Sarandì
El Pibe Sarandì

Vi sarà spesso capitato di assistere ad esibizioni di tango in cui i ballerini compiono evoluzioni pirotecniche e spettacolari, con gambe che volano a destra, sinistra e fin sopra la testa. Stiamo parlando del cosiddetto tango de escenario, da spettacolo appunto. Vistoso, moderno, ma non certo il più “genuino”. Se invece vogliamo parlare di tango “originario” dobbiamo tornare a quello stile che i cosiddetti “vecchi milongueri” -ballerini che non hanno mai studiato in una scuola e hanno imparato a ballare esclusivamente in milonga, osservando la gente in pista- hanno diffuso in tutto il mondo e che continuano a praticare tutt’oggi, senza lasciarsi contaminare dalle mode.
A Buenos Aires ne abbiamo conosciuti alcuni, e anche a Roma abbiamo incontrato lo scorso ottobre uno dei rappresentanti di questa guardia vieja: Ricardo Maceiras, meglio noto come El Pibe Sarandì. Tra lezioni ed esibizioni (con la maestra italiana Cinzia Lombardi), abbiamo avuto modo di porgerli qualche domanda per approfondire la carriera e la vita di un personaggio semplice e simpatico, che sul tango ha molto da raccontare…
Partiamo dal soprannome: perché ti chiamano El Pibe Sarandì?
Questo soprannome viene dall’anno 1960. Allora avevo 18 anni, ed era molto atipico a Buenos Aires vedere una persona giovane ballare il tango -la donna più giovane in una milonga aveva 50 anni!- Quindi quando andavo in una milonga richiamava l’attenzione un ragazzo giovane in pista. La gente si chiedeva: “Chi è questo ragazzo?”, e rispondevano: “El Pibe Sarandì”. Pibe perché iniziai a ballare a 13 anni (da ragazzo), e Sarandì dal nome del quartiere dove sono nato. Da qui il mio soprannome.
Hai cominciato a ballare quando è iniziato il cosiddetto “tango muerto”: cosa ha comportato ballare il tango a quell’epoca, durante la dittatura? Continua la lettura di EL PIBE SARANDI’

STOFFA DA CAMPIONI… MONDIALI!

Sebastian Jimenez e Maria Ines Bolgado
Sebastian Jimenez e Maria Ines Bolgado

Lo scorso dicembre, per la prima volta nel nostro paese per esibizioni e classi, abbiamo incontrato i rappresentanti più giovani dello stile “tango salón” nonché i vincitori del Campionato Mondiale di Tango 2010 nella stessa categoria: Sebastian Jimenez e Maria Ines Bolgado. Timido, 18 anni, studente lui; 30 anni e un passato da ballerina di strada che si esibiva per i turisti lei. Insieme formano una coppia elegante, misurata e affiatata nonostante ballino insieme da soli due anni, data in cui si sono incontrati in un club di quartiere e hanno deciso di lavorare insieme. Giovani, belli e sorridenti, abbiamo chiesto qualche notizia su di loro, sulla loro carriera in ascesa e sui progetti per il futuro, in attesa di rivederli a Roma.
A che età avete iniziato a ballare il tango, e dove?
Sebastian: A 10 anni ho visto ballare il tango nella mia scuola in una festa e mi è piaciuto. Quindi ho iniziato in una scuola di danza a Moron (provincia di Buenos Aires, n.d.r.), la mia città.
Ines: Io ho iniziato a 20 anni, sono dieci anni che ballo. Iniziai in un corso del comune dove abito, a Montegrande (provincia di Buenos Aires, n.d.r.).
Chi sono stati i vostri maestri? Continua la lettura di STOFFA DA CAMPIONI… MONDIALI!

QUANDO IL TANGO ENTRA A TEATRO…

Tango de burdel, salon y calle
Tango de burdel, salon y calle

Il tango viene spesso impiegato – talvolta abusato – dal teatro, come dimostrano i numerosi spettacoli presenti da alcuni anni nei programmi dei cartelloni teatrali, che per lo più tentano di sfruttare la scia di popolarità che questo ballo sta godendo per fare soldi: pure operazioni commerciali. Esistono però anche spettacoli ben fatti, originali, apprezzabili. Nello specifico esaminiamo gli spettacoli proposti da tre teatri romani negli ultimi mesi del 2010: Eliseo (ottobre-novembre), Olimpico (novembre) e Greco (dicembre).
Partiamo con Napoletango, lo pseudo-musical proposto dal Teatro Eliseo come apertura della stagione 2010-2011 dello stesso, nonché come rappresentazione di punta della stagione stessa. Per fare questa operazione sono stati ingaggiati due nomi altisonanti rispettivamente del teatro italiano e della musica internazionale: Giancarlo Sepe e Luis Bacalov. Con chi dobbiamo dunque prendercela per l’esito disastroso, o meglio vergognoso, dell’opera? Il regista ha gran parte della colpa, l’altra parte di colpa ce l’ha ovviamente il produttore. Cosa c’entrava quel che succedeva (ma che succedeva?!) sul Continua la lettura di QUANDO IL TANGO ENTRA A TEATRO…

TANGO: DISCOTECA IDEALE

El Arranque
El Arranque

Ignacio Varchausky, fondatore dell’Orquesta El Arranque, ha tenuto l’interessante conferenza del titolo sull’evoluzione stilistica del tango (con ascolto guidato dei brani caratteristici, presi dall’Archivio digitale del tango da lui curato) lo scorso 12 settembre 2010 all’Auditorium Parco della Musica, in occasione della terza edizione del festival “Buenos Aires Tango”. Come annunciato nel precedente numero di Tango In Roma, ne riassumeremo ora il contenuto.

Tra le prime orchestre a gettare le basi stilistiche del tango come lo conosciamo noi c’è quella di Juan Maglio Pacho: siamo nel 1912, ed egli può essere considerato il primo bandoneonista professionista (arriva a far suonare al suo strumento 71 note!). Il bandoneón è uno strumento di origine tedesca, di chiesa, arrivato in Argentina nel XIX secolo con l’immigrazione. È uno strumento raro, parente della fisarmonica: vibra con l’aria, come l’armonica, ma a differenza della fisarmonica non ha il piano. Inoltre, nel bandoneón le note non sono messe in ordine logico-consequenziale (es. do-re-mi…), ma la mano sinistra ha le note messe in ordine diverso da quelle della mano destra, e quando chiude ha note diverse. “Per questo i bandoneonisti sono pazzi!”, scherza Ignacio per ribadire la difficoltà dello strumento.

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RITRATTO DI UNA MILONGUERA: VILMA HEREDIA

Vilma Heredia
Vilma Heredia

Abbiamo voluto dedicare questo numero di Tango In Roma allo stile “vecchio milonguero”, proponendo ai lettori interviste ad alcuni rappresentanti di questa categoria. I nostri corrispondenti da Buenos Aires hanno perciò intervistato Vilma Heredia, milonguera di quella generazione che ha imparato a ballare il tango semplicemente osservando gli altri, tra le più famose nella Capital Federal anche per il suo programma radio e per i premi che ogni anno attribuisce ai ballerini.
Quando hai iniziato a ballare il tango?
Iniziai quando avevo 12 anni. Mio fratello era milonguero e poeta, e praticava con me nel cortile di casa nostra i passi che lui e il suo amico Tavo inventavano. Mi “marcavano” e se io potevo seguirli voleva dire che le ragazze della milonga con cui loro ballavano di sicuro li avrebbero seguiti.
All’epoca le donne studiavano tango?

Io sono la minore di cinque fratelli. Le mie due sorelle maggiori andavano alla milonga e non ho mai sentito che andassero in alcuna scuola a studiare. A quell’epoca si imparava guardando. Si andava alla milonga e guardando quelli che sapevano ballare bene così si imparava. Oppure potevi imparare a casa con tuo padre o con qualche zio che ti faceva praticare. Continua la lettura di RITRATTO DI UNA MILONGUERA: VILMA HEREDIA