CHICHE ALBERTI

CHICHE ALBERTI
CHICHE ALBERTI

CHICHE ALBERTI (parte1)

NEL NUMERO PUBBLICATO IL 19 giugno 2011

Milonguero, filosofo autodidatta e uomo di mondo. Diplomato all’Università del Tango, Chiche ci incanta con storie di Tango, per lo più vissute in prima persona, in un’intervista fatta a Buenos Aires da Tango In Roma che faremo conoscere in capitoli, come dosi di una sostanza che ci fa conoscere un poco di più il ragionamento di un milonguero.
Come e quando hai iniziato a ballare il tango?

Guarda, io ero molto piccolo. Avevo 9 anni quando caddi da un autobus e le ruote mi calpestarono le gambe; a quei tempi mi piaceva molto il calcio e il medico mi disse: “no, calcio no, se vuoi vai a praticare folklore”. Ma nel mio quartiere non c’erano club in cui praticare folklore, e siccome ero nuovo e non sapevo molto il medico mi disse: “qua all’angolo c’è un club che si chiama Sin Rumbo”; in realtà al Sin Rumbo si praticava tango e non folklore. Io ero un po’ di legno, come tutti quelli che iniziano a ballare, e le ragazze mi evitavano perché volevano ballare con quelli che  ballavano meglio.E’ sempre la stessa storia: le donne vogliono ballare con quelli che ballano meglio anche se loro stesse non sono a quel livello.
E successe che c’era una signora che mi diceva: “ragazzo, vieni a ballare con me” e io ci ballavo, per me lei era La Carmen, la vicina di casa. Non sapevo quale Carmen fosse; quando avevo 17 anni presi coscienza di chi fosse: Carmencita Calderón, la compagna del Cachafaz.

CHICHE ALBERTI (parte 2) Il mito della camminata
NEL NUMERO PUBBLICATO IL 9 OTTOBRE 2011
Quando mi sono separato, iniziai ad andare in milonga da solo, e tutte le donne volevano ballare con me, e mi prende Dinzel e mi dice: “Perché non vieni all’Universita del Tango, tu che sai tanto dei passi antichi? In quel momento Dinzel stava infatti ricercando tutte le figure dei ballerini che c’erano stati. E fu cosi che mi sono diplomato professore dell’Universita del Tango, e dopo ciò ho seguito per altri tre anni Storia del Tango. E continuai ad andare in milonga, insegnavo da Rodolfo (Dinzel) la camminata, o meglio la forma di camminare, dato che oggi c’e una mancanza terribile nella camminata dei ballerini perché loro vogliono apprendere figure e non sanno che per apprendere figure bisogna prima di tutto imparare a camminare bene, bien milonguero, se non  cammini bene non potrai fare bene nessuna figura. Se la camminata è la base del ballo! Se tu fai male le fondamenta di una casa, sopra non ci potrai costruire nulla di buono. I ballerini di oggi camminano in una sola forma, tutti uguali. Prima non si studiava. Fino, Petroleo, il negro Portalea che era amico  mio, loro non ti insegnavano. Noi non studiavamo con un professore, imparavamo da soli, calpestando le donne! E a volte praticavamo tra di noi, visto che le ragazze non le facevano uscire sole.

CHICHE ALBERTI (parte 3) Sulla musicalità. NEL NUMERO PUBBLICATO L’8 DICEMBRE 2011

Quanto alla camminata del tango, il milonguero fa piccoli movimenti con il corpo con cui va marcando ogni tempo della musica che sta ballando, anche se non lo manifesta con i piedi. Si tratta di piccole pause.
Sapete che il tango si balla perfino con le pause, tu sei fermo ma stai ballando tango, stai facendo un  tempo del tango che non vuoi manifestare per esempio con una figura, e comunque stai ballando. Questo non lo insegnano i maestri. Il tango si può ballare a quattro velocità:
– cammini un solo tempo dei quattro tempi della musica ossia balli “ad un solo accento” camminando con il battito del contrabasso;
– cammini con il primo ed il terzo tempo della battuta e si chiama ballare “a due accenti”;
– cammini i quattro tempi della battuta. Però non puoi ballare con il primo ed il secondo tempo.
– Infine puoi ballare con la melodia.
E colui che meglio esprime tutto ciò è il milonguero, “era” perché ormai rimaniamo in pochi?

CHICHE ALBERTI 4a e ultima parte NEL NUMERO PUBBLICATO IL 10 FEBBRAIO 2012

Cari lettori, ahimè questa è l’ultima puntata della lunga intervista a Chiche Alberti.

Come si apprendeva a ballare tango?

Io andavo al Sin Rumbo e poi al Club Desportivo Villa Pueyrredon, dove insieme a Mayoral* praticavamo una volta lui da donna e una volta io. Pagavamo 20 centesimi per comprare i dischi ed andavamo a praticare, ma nessuno ti insegnava.

Quando andavate a studiare all’Accademia che cosa facevate?
Noi praticavamo le figure nostre, e non quelle di altri. Tu inventavi.
E c’era un professore o un ballerino?
Non c’era nessuno, eravamo tutti milongueri. Ognuno ballava in forma distinta. Facevamo le figure come credevamo dovessero essere fatte, non c’era nessuno che ti diceva come dovevi farle.
Come vi facevate capire dalle donne se loro non studiavano?

A poco a poco le portavi con il torso.

Le donne di ora sono più o meno dure per ballare rispetto a quelle della tua epoca?
Guarda, tutte vogliono copiare ciò che non si deve copiare. Per questo vogliono mettere adorni anche quando non sanno farlo. Vogliono mettere adorni perfino dove non corrisponde. Inoltre, l’adorno va messo al ritmo della musica perché quando esci dall’adorno devi stare nel tempo della camminata dell’uomo.

*Hector Mayoral: noto ballerino che forma coppia con Elsa Maria. Insieme hanno integrato la Compagnia del famosissimo spettacolo “Tango Argentino”.
G.M.G.

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