SEXTETO MILONGUERO – il “Classico”

Sexteto Milonguero
Sexteto Milonguero

Una formazione giovane che ripropone classici. Così si presenta il Sexteto Milonguero, che il 4 giugno scorso ha riempito la Milonga della Stazione per il suo concerto. Nati nel 2006 con l’intento di continuare la tradizione delle grandi Orchestre del passato, questi sei bravissimi musicisti propongono un repertorio di classici rivisitati con un’impronta personale, volta per lo più ad un ritmo incalzante e coinvolgente. Il leader del gruppo, il cantante Javier Di Ciriaco, contribuisce non poco a questa impressione: altissimo e muscolosissimo, il suo fisico non smentisce la sua voce potente e melodiosa insieme, una delle migliori in circolazione. Memorabile la versione di “Reliquias Porteñas”, che conferma la fama meritata del sestetto. Non resta quindi che approfondire la conoscenza di questi ragazzi attraverso le parole di Javier, che ha risposto con molta intelligenza e schiettezza alle nostre domande.Come nasce l’idea di formare il Sexteto Milonguero?
L’idea nasce dopo aver vissuto il mondo della milonga: nasce dalla milonga, dalle grandi Orchestre, dagli stili, dal vedere la gente milonguear, dal  desiderio di creare un’orchestra con temi e stili di varie orchestre famose negli Anni ’40, non di una sola: D’Agostino, Di Sarli, Calò, Malerba, Biagi, D’Arienzo…Un mix di orchestre che alla gente piace ballare.
Javier, tu sei cresciuto ascoltando musica rock. Cos’hanno in comune il tango e il rock?
Ironicamente, il Sexteto ha formato uno stile che ha un’energia molto forte, viva. Se si può fare un parallelismo, il gruppo ha l’energia molto forte tipica delle rock band. Questa modalità è venuta naturalmente, non solo per me ma anche per l’energia che si è formata all’interno dell’Orchestra.
Vi rivolgete ad un pubblico particolare (come i giovani, per esempio)?
In primo luogo facciamo un repertorio che piace suonare e ballare a noi per primi. Tanto in Argentina come in Europa, il mix di età in milonga va dai 18 agli 80 anni. Noi non pensiamo a fare un repertorio per i giovani o per i “vecchi” milongueri, facciamo in primo luogo quello che piace a noi e che alla gente piace ballare. Il nostro stile piace ai “vecchi” milongueri perché seguiamo lo stile tradizionale e per l’energia che diamo ai temi “vecchi”, e piace anche ai giovani. Questo è successo con il tempo, ed è molto bello!
Voi riproponete il repertorio ballabile degli Anni ’40, e avete una finalità “milonguera”: che significa “repertorio ballabile”? Qual è il repertorio che non invita a ballare?
Questa è una domanda complicata, molto personale. A me piace ballare tango: se metti musica chill-out, io ballo tango. Noi facciamo la musica tipica di una milonga di Buenos Aires, che propone un tipo di musica da ballare. Mescoliamo anche con ritmi diversi che si ascoltano ora, ma sempre rispettando la ballabilità. Non facciamo cose complicate da ballare, “aliene”: facciamo la musica popolare degli Anni ’40, facile da ballare e ritmica.
Infatti uno dei vostri intenti è quello di riportare il tango al livello popolare che aveva negli Anni ’40… Oggi il tango è così popolare come allora?
No, non è popolare, è massivo. In Argentina lo balla molta gente, ma non è popolare. Quello che stiamo facendo da anni è andare nei festival di folklore in Argentina per tentare di portare e mostrare il tango in questo ambito più popolare, perché in Argentina il folklore è molto più popolare del tango. Oggi passa il messaggio che non puoi ballare il tango se non sei un grande ballerino, se non vesti in un certo modo… Il nostro desiderio è invece farlo arrivare alla gente comune, che si metta a ballare senza dover essere per forza grandi ballerini, vorremmo che la gente capisse che può rapportarsi al tango come a qualsiasi altra musica popolare. Nei ’40 il tango era popolare, andava a ballare tutta la famiglia, la madre con il figlio…
Perché oggi il tango ha così tanto successo nel mondo, specialmente tra i giovani?
Questa è una domanda molto interessante. Io credo che nella vita tutto sia ciclico, anche le mode. Non voglio dire che il tango sia una moda, però anche il tango negli anni ’40 ebbe molto successo ma poi diminuì. Oggi in Argentina -parlo dal caso argentino, non so come lo vivano in Europa- molti giovani continuano a seguire la musica attuale (pop, rock…) e ANCHE il tango, che è tutta un’altra musica. Questo è molto bello!
Attualmente ci sono molte orchestre di tango. Quale pensi che sia il segreto del vostro successo?
La semplicità. La semplicità di divertirci sul palco, di non mostrarci per quello che non siamo, di fare quello che facciamo con il cuore. La nostra arma vincente credo sia l’energia che scambiamo con la gente, questo feedback che genera la partecipazione della gente. E poi anche un repertorio molto ballabile e non solo da ascoltare. È difficile mantenere l’energia tra di noi perché lavoriamo molto, stiamo viaggiando molto e stiamo insieme molto tempo, ma cerchiamo di rilassarci e di guardare le nostre vite, e credo che la cosa più importante sia mantenere questa energia.
Quale sarà il futuro del tango? Innovazione dei classici, tango nuevo…
Non so quale sarà il suo futuro, ma credo che l’importante sia che continuino ad esserci differenti proposte, ballerini, stili di ballo (moderno, aperto, neotango, tango tradizionale, milonguero…), che la gente sommi le varie cose. Ci sono molti critici: questo è tango, questo no, questo non si balla…alla fine questo non è importante, è importante che la gente proponga cose, siano essi ballerini, musicisti, artisti o poeti. Elettro-tango, pop-tango, tango tradizionale, mix…, che ci siano diverse proposte per me è la cosa più importante perché dimostra che il futuro del tango è vivo, che dà cose. Le discussioni contano poco, basta che il tango sia vivo, in  movimento. Fermarsi a disquisire se Piazzolla è o no tango è inutile: noi facciamo un tango che non ha nulla a che vedere con Piazzolla però lo amiamo, lo rispettiamo e lo includiamo in questo vasto ventaglio che è il tango e che comprende molte cose, nel ballo e nella musica. Giovani e vecchi, quello che è successo e quello che succede, cose contemporanee: per me il futuro è che il tango continui ad offrire cose.

Claudia Galati

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