MARISA DE BUENOS AIRES

yamilaclaudiamarisa_webNata nel super-popolare barrio Once (lo stesso dei Los Hermanos Macana), Marisa Filgueira è una delle voci femminili più intense ed espressive del panorama di tango. A fine marzo-inizio aprile scorsi ha tenuto varie date a Roma, esibendosi in tutte le milonghe popolari (a cominciare dal Cafetìn de Roma, che ne detiene l’esclusiva per legami familiari), al Caffè Emporio e alla Casa Argentina in occasione dei festeggiamenti dei 24 anni della fine della dittatura di Videla. Due settimane di tour de force, accompagnata dal gruppo nostrano dei Fou Rire (composto dalle chitarre di Francisco Dri e Lorenzo Bucci), di cui Francisco è il genero. In esclusiva per Tango In Roma abbiamo intervistato la cantante e abbiamo rivolto qualche domanda al gruppo.
Ringraziamo Francisco e Yamila per l’aiuto nella traduzione.
Raccontaci la tua storia e quando e come nasce la tua passione per il tango cantato.Canto da quando avevo 11 anni. Andavo alle elementari, ed ebbi la fortuna di iniziare a cantare nel coro della scuola con uno dei più importanti maestri in circolazione, il maestro Balzanelli, direttore del Teatro Colón di Buenos Aires. Fino a 18 anni ho cantato sempre in cori; dai 18 ai 30 anni ho smesso di
cantare e poi ho ripreso, cantando per 12 anni in un coro importante, i Vocal Audire; infine sono diventata solista.
Mi piace tutta la musica, ascolto tutti i tipi di musica, ma il tango l’ho scoperto dal 2006.
Sono innamorata di Buenos Aires, e dato che ascoltando il tango mi emozionavo molto ho iniziato ad andare nelle milonghe e a perfezionarmi nel tango cantato perché è un genere difficile da interpretare. Ho preso lezioni con insegnanti specializzati in tango cantato, tra cui Monica Rodriguez.

A quali cantanti di tango ti sei ispirata?
Mi sono ispirata a vari cantanti, e non necessariamente solo di tango ma che cantano anche tango: Roberto Goyeneche, Juan Carlos Baglieto e Mercedes Sosa sono i miei cantanti di riferimento.
Tua figlia Yamila balla e recita, tu canti… una famiglia di artisti!
Sì, nella mia famiglia ci sono diverse strade artistiche: mio fratello è musicista (suona il flauto traverso), ho dei cugini pittori…Molte volte mi sono domandata da chi venisse la mia passione musicale, e poi ho saputo che mia nonna paterna che non ho conosciuto cantava meravigliosamente: magari è venuta da lei. Inoltre, il padre di Yamila era batterista in gioventù, per cui a casa c’era un ambiente in cui si ascoltava sempre musica.
Sono felice che anche a mia figlia piaccia tutto ciò che è arte.
Balli il tango?
Mi piacerebbe ballarlo, ma per ora non ho tempo d’impararlo.
Il tuo ultimo cd “Tributo Tango” è un omaggio alla tradizione del tango…
Sì, è un omaggio al tango. Ho scelto dei brani molto rappresentativi di Buenos Aires e delle sue persone perché mi sento molto attaccata alla mia città.
Dove ti esibisci più spesso?
In genere non vado mai ad esibirmi due volte nello stesso posto, vario sempre. Però canto sempre in quartieri molto importanti quali San Telmo, Boedo, Corrientes.
Quali differenze hai notato tra le milonghe e il pubblico di Buenos Aires e quello romano?
Il curioso è che non si incontrano differenze. In Italia il pubblico è molto appassionato, commosso, interessato. A Buenos Aires è più
naturale, qui è acquisito. Mi ha sorpreso trovare così tante milonghe a Roma. Il tango è sempre esistito, ma negli ultimi 10 anni si è creato un movimento di giovani che prima non esisteva, nonostante ci siano molti generi musicali e il tango fosse più per gli adultianziani.
Quando tornerai a Roma?
L’anno prossimo più o meno nello stesso periodo (marzo-aprile, n.d.r.), perché a Buenos Aires fa freddo e perché è più comodo per il mio lavoro.
Un’ultima domanda: com’è esibirsi con il proprio genero?
La nostra collaborazione è nata per caso. Sono molto contenta, perché non è un lavoro ma uno spazio di comunicazione tra di noi attraverso la musica.
Molto diplomatica, ma generica… chiediamo a Francisco com’è andata.
Francisco: È stata una bella sorpresa. All’inizio è stato un po’ un esperimento per vedere che succedeva a mischiare la parte sentimentale della famiglia con il lavoro, per vedere che usciva fuori. E ho scoperto che riesco a dividere bene i due ambiti. Nel poco tempo che ci vediamo con mia suocera abbiamo ottenuto un buon risultato. Marisa è particolarmente brava, perciò non è stato difficile accompagnarla.
Lorenzo: È stata un’esperienza che ci ha segnato, ci ha arricchito, ci ha insegnato tante cose sul significato di suonare tango, un repertorio da cui non siamo partiti ma a cui ci siamo avvicinati gradualmente. Marisa rappresenta lo spirito tradizionale del tango. Vogliamo migliorare con il tempo, perché non è semplice arrivare a un feeling compiuto, ma nel poco tempo che abbiamo avuto abbiamo ottenuto risultati apprezzabili. Ero preoccupato delle faide familiari, invece alla fine è andato tutto bene!
Parliamo al volo dei Fou Rire: quando nascono e perché vi chiamate così.
L.: Suoniamo insieme da 14 anni, ma il Duo di tango è nato tre anni fa. All’inizio suonavamo tango-jazz, Piazzolla, poi abbiamo cambiato repertorio.
F.: Il nome viene dal titolo del tango vals scritto da Richard Gallianò, autore di tango-jazz di cui abbiamo arrangiato dei pezzi, e visto che ci ispiravamo a lui abbiamo pensato che il pezzo ci potesse rappresentare. Letteralmente, Fou Rire significa “risata pazza”.
Claudia Galati

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