Julio Dupláa e lo stile Villa Urquiza

Julio y Elsa Dupláa
Julio y Elsa Dupláa

Il Sin Rumbo fu fondato nel 1919 da alcuni ragazzi del barrio di Villa Urquiza che volevano creare un club.
La storia racconta che questo gruppo di giovani ando’ all’Ippodromo, concordando che se avessero vinto avrebbero comprato un terreno su cui edificare il club. Il cavallo su cui puntarono e che vinse si chiamava appunto ‘Sin Rumbo’ (Senza direzione, n.d.r.).
All’inizio della decade del ‘20 il tango era cresciuto con molta forza a Buenos Aires, e in Villa Urquiza si andava definendo un proprio stile di ballo che generò la nascita di famosissime coppie di tango.
Per questo nel 1968 lo stesso ambiente del “Dos por Cuatro” lo battezzó ‘la catedral del tango’ (la cattedrale del tango). Sin Rumbo ospitó le grandi orchestre e i prestigiosi intérpreti della musica cittadina dagli anni 40 in poi come Juan D’Arienzo, Carlos Di Sarli, Carlos Varela, Alberto Castillo, Roberto Florio y Jorge Casal, ecc. Allo stesso tempo, la pista di ballo fu testimone del talento di ballerini come María Nieves, Juan Carlos Copes y Miguel Angel Zotto.
Una curiosità: il club e’ stato il luogo dove Robert Duvall ha filmato il film “Assassination Tango”, e dove l’attore stesso ha imparato a ballare.

La storia del Sin Rumbo
E…nacque il Sin Rumbo, la “cattedrale del tango” .
Sono gia’  90 anni che il SIN RUMBO, (La catedral del Tango) e’ tango, Boxeo, scommesse, un po’ di tutto,  e’ dal 1919, aprossimatamente, che si iniziò a dare questo raro miscuglio.
A partire dal 1940  iniziai a gestire la ‘Portentosa’ CATEDRAL DEL TANGO, con milongueros della taglia di Finito, el Negro Lavandina, Turco José,  Lechuga,  Escalise, Miguel Mancini, el Aleman, el Carterito, Come uñas,  La classe ineguagliabile di Milonguita e l’inventiva di Petroleo (Carlos Estevez), Parejita, Portalea.
Nel Sin Rumbo attraverso il Tarila avvenne l’incontro di Carmencita Calderon con il leggendario Cachafaz.
E cominciarono le grandi milongas, organizzate da Portalea, da Toto Cirilo, da Olivetto.

I COMMENTI DEI GRANDI
“Su questo pavimento (il Damero)sI puo’ raccontare la storia della Milonga di Buenos Aires” Parejita (Milonguero)
“Credo che qui iniziò il ballare bene” Jorge Díspari (Ballerino e professore)
“Entri nel SIN RUMBO, e ti trovi  nella vera Milonga” Anselmo Marini, (Conduttore di Radio)
“Ballare nel SIN RUMBO e’ “laurearsi” come Milonguero.” Carlos Gavito (Maestro e Ballerino)
“Nel SIN RUMBO ci sono i miei cari e qua mi sono fatto Milonguero” Miguel Ángel Zotto
“Questo e’ il mio luogo” Maria Nieves
“Sono nato a Mataderos, crebbi a Villa Pueyrredon e mi feci Milonguero a VILLA URQUIZA” Juan C. Copes
…E la storia continua ogni notte di venerdi’.

Lo stile Villa Urquiza.
Ultimamente a causa della GRANDE quantita’ di maestri apparsi gli stili sono scomparsi. Il grande Gavito diceva: “Gli alunni sono principianti, avanzati, professori, con questa velocita’”. Prima ogni quartiere aveva il suo stile, che non era meglio degli altri, era diverso. E quello di Villa Urquiza era soprattutto elegante, prezioso, cadenzioso, ben camminato, senza alcuna “verdura” (con “verdura” Julio e i vecchi milongueri intendono le figure in senso dispregiativo, n.d.r.), misurato, senza un passo in piu’, bello da vedere. Ancora, per fortuna, rimane qualche “adulto” che dà lezioni di questo stile, bello, il vero tango salon a mio parere. Io cerco di mantenere questo stile, perche’ mi fa piacere poterlo ballare.

Julio Dupláa milonguero nella epoca d’oro del tango…
Sono nato nel barrio di Villa Urquiza, famoso per la quantità di clubes. Ad esempio io sono nato alle spalle del club Sunderland (che era piu calcistico che milonguero), e dopo mi sono trasferito alle spalle del Sin Rumbo. Il destino già mi voleva dire qualcosa: i miei genitori erano porteños e ballavano nei cortili delle grandi case che si allestivano per questi eventi, e per quello che mi raccontavano e che io ho visto erano molto bravi a ballare il tango.
Mio padre è Dupláa (figlio di francesi) e mia madre è Cirillo (figlia di italiani). I Cirillo erano 11 figli, vivevamo in una casa molto grande con cortili e una palma, tante stanze, eravamo 6 maschi e 5 femmine, e qua inizia la mia storia, a 9 anni con  i miei zii, che erano tutti quanti ballerini  o cantanti e soprattutto attori. Mio zio Toto Cirillo (che fini la sua vita come dj delle grandi milonghe) formò una compagnia di teatro (“Filo dramatica” , la si soleva chiamare),  e siccome  Urquiza, Puyrredon, Saavedra, Nuñez erano quartieri pieni di clubes tutti i sabati andavamo “di tournee”, e io andavo presto con mio zio e davo una mano a pitturare e ad appendere i sipari, le scenografie ecc. e quando serviva recitavo.
Quando finiva lo spettacolo si mettevano le sedie contro i muri, si sedevano le mamme con le loro figlie e i ragazzi si mettevano al loro posto, quasi sempre al centro della pista e iniziavano a fare il cabeceo, sotto lo sguardo inquisitore delle mamme. Io non ballavo perche ero molto piccolo però tutto questo mondo mi appassionava, mi siedevo al lato delle mie zie, che erano molto ricercate dai milongueros perche erano tutte esperte nel “milonguear”. Avevo uno sdoppiamento: non sapevo se mi piaceva piu il tango o il teatro, ma tutti e due mi colmavano l’anima. Nella casa dei miei nonni si provavano gli spettacoli, e ogni tanto le mie zie mi abbracciavano per ballare (sono sincero, a quell’eta di 9, 10 anni mi dava un poco di fastidio l’abbraccio). E cosi iniziai a crescere. Nella mia casa paterna mio fratello Ricardo era anche lui un esperto ballerino, a casa si praticava e dopo si andava a ballare al Sin Rumbo dove erano abituee i piu grandi milongueros della storia di Buenos Aires, come per esempio Portalea, il Nene Fo, Cacho Pistola, Milonguita (il più grande), il negro Lavandina, Alberto Villarazzo, Tito Galarza, Finito e tanti altri. Io avevo 17 anni, lavoravo in molti spettacoli di teatro di quei tempi (1954) in qualità di attore, ma il tango mi rapì, e lasciai le mie aspirazioni di attore per dedicarmi completamente al tango. Tutti questi milongueros che ho nominato mi insegnarono a ballare, con i piedi a terra, elegantemente, senza verdura, quando mi prendeva l’attacco del Compadrito si incaricavano di farmi scendere, dicendo che “il tango e’ serio, non e’ per pagliacci”, e da lì partivo nuovamente dall’abbraccio signorile, la marca con il corpo, senza staccarsi, senza affrettarsi, con CADENZA, “sii raffinato” mi dicevano i vecchi milongueros “Ruba sguardi per la tua eleganza, non per il casino”, -che bello! – Dicevano: “nella ronda non si parla, nel mezzo (l’isola) si chiacchera”. E dedicai gran parte della mia vita alla milonga, girando per milonghe di ogni genere. Oggi faccio conferenze sui codici delle milonghe e dei milongueri, sugli stili di ogni quartire, faccio lezioni in distinti luoghi, però sempre di modo che ballino e realmente conoscano questa meraviglia di essere milonguero, di sentire il tango, non per ballarlo e nient’altro, bensì quello che significa l’abbraccio con una donna sconosciuta, il piacere che suoni Di Sarli, il gran Troilo, Pugliese, Tanturi, D’Arienzo etc.  e affinché tu possa ascoltare il cantante, qualunque sia, e sentirti morire d’amore, per un paio di minuti, mentre ti racconta quella storia che quasi di sicuro ti è successa.

Julio Dupláa

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